Lasciato il GOLDEN CIRCLE, il nostro viaggio prosegue verso est lungo la Statale n.1, o “Ring Road“, un percorso ad anello che ci consente di fare il periplo dell’isola. Nella parte meridionale, un susseguirsi di cascate, lava e sabbia nera, tra blocchi di basalto e colate di tufo. Una bellezza mozzafiato.

Seguiamo il programma di viaggio. Le soste fotografiche si moltiplicano.

“Il problema con la guida in Islanda è che ogni cinque dannati minuti ti ritrovi di fronte a un nuovo scenario naturale che arricchisce l’anima, toglie il fiato e glorifica la vita. Estenuante!” – Stephen Markley, scrittore

La prima sosta ufficiale è a SELJALANDSFOSS, la “Cascata Liquida” che precipita per 60 m da uno sperone roccioso. D’estate un sentiero abbastanza ripido (e anche un po’ scivoloso) consente di passare dietro il getto d’acqua. Risultato: una delle foto più famose dell’Islanda (foto di copertina).

Seljalandsfoss, la Cascata Liquida vista di lato

Poco più avanti, costeggiamo le pendici del vulcano EYJAFJÖLL, coperto dall’omonimo ghiacciaio EYJAFJALLAJÖKULL: ad aprile 2010 una sua eruzione bloccò per settimane il traffico aereo nei cieli d’Europa. Incredibile il contrasto: fuoco e ghiaccio, in contemporanea!

Ghiacciaio Eyjafjallajökull sul vulcano Eyjafjöll durante l’eruzione del 2010

Un po’ più lontano, nell’interno, il vulcano HEKLA, il più conosciuto del Paese, ancora molto attivo. La prima eruzione documentata risale al 1104. L’ultima al 2000. Nel Medioevo si pensava che fosse la Porta dell’Inferno.

Vulcano Hekla (1491 m), la Porta dell’Inferno

Proseguiamo, tra spiagge color ebano disseminate di blocchi di lava, fino a SKÓGAR: 30 abitanti, secondo l’ultimo censimento. Eppure, qui si trovano due musei che non possiamo perdere. Iniziamo dal Museo del Folclore, sviluppato su tre livelli più una parte all’aperto con le tipiche abitazioni in torba.

Skogar, Museo del Folklore: abitazioni in torba

Di fianco, il Museo dei Trasporti e delle Comunicazioni. Insieme, ricreano perfettamente uno spaccato della storia e della gente della regione.

Nei pressi nel villaggio, l’immancabile pittoresca cascata: SKÓGAFOSS, con 60 metri di salto. Secondo una leggenda, il primo vichingo stabilitosi qui, tale Þrasi Þórólfsson, nascose un forziere ricolmo di monete d’oro nella caverna dietro la cascata. Ancora oggi, quando i raggi del sole colpiscono l’acqua, si vede il riflesso dorato delle monete! Si dice inoltre che abbia un potere magico: chiunque vi si bagni, ritroverà un oggetto perduto e a lungo cercato.

Skogafoss, la Cascata della Foresta

Una curiosità: “skogar” significa “foresta”: eppure, dopo la colonizzazione vichinga buona parte delle foreste primordiali sono scomparse. Sono in atto opere di rimboschimento, ma a queste latitudini la crescita è lentissima.

“Se ti perdi in una foresta islandese, alzati in punta di piedi e ritroverai la strada” – Proverbio Islandese

Ancora lungo la Statale n.1, è il momento di REYNISFJARA, “Spiaggia Nera“, la più famosa d’Islanda: sabbia color ebano, faraglioni e spettacolari colonne di basalto. Un paesaggio surreale, ripreso anche nel TRONO DI SPADE.

Reynisfjara, la Spiaggia Nera: notare le colonne di basalto sulla sinistra

Qui in estate è abbastanza frequente vedere i suoi abitanti più tipici: i PUFFIN, o Pulcinelle di mare, riconoscibili dal grosso becco triangolare variopinto e dalle zampe palmate gialle o rosse. Li abbiamo fotografati anche in ALASKA, ma con una media di 7 milioni di esemplari la colonia islandese è la più grande al mondo. Questi simpatici volatili vivono in mare aperto, e tornano sulla costa solamente per riprodursi, tra aprile e settembre.

Puffin, le simpatiche Pulcinelle di mare

Procediamo attraverso ELDHRAUN LAVA FIELD, verdissimi campi di lava rivestiti da muschio. Sono il frutto dell’eruzione del 1783, una delle più estese colate laviche della storia, tale da coprire un’area di 580 chilometri quadrati.

Eldhraun Lava Field, distesa di lava frutto dell’eruzione del 1783, interamente coperta da muschio

Raggiungiamo KIRKJUBÆJARKLAUSTUR (per gli amici: solo KLAUSTUR!), gradevole villaggio di interesse storico: dal 1186, e fino al tempo della Riforma, fu sede di un monastero di suore benedettine da cui prendono il nome una cascata (SYSTRAFOSS, “Cascata delle Sorelle”) e un lago (SYSTRAVATN, “Lago delle Sorelle“).

Nella tradizione popolare si menziona spesso questo monastero, narrando di suore virtuose, di suore peccatrici, e di un tesoro nascosto nel lago. Chissà!

Kirkjubæjarklaustur dall’alto: notare il lago Systravatn (sopra) e la cascata Systrafoss (sinistra)

E a proposito di edifici religiosi… nei pressi ne troviamo un pavimento: KIRKJUGÓLF, il “Selciato della Chiesa“: curioso fenomeno geologico di lastricato basaltico. Dal 1987 fa parte dei monumenti naturali islandesi.

Colonnato basaltico Kirkjugólf, il Pavimento della Chiesa

Ancora verso est, un magnifico Parco Nazionale, ai piedi del più vasto ghiacciaio islandese ed uno dei più estesi d’Europa: VATNAJÖKULL, grande quattro volte l’isola d’Elba e spesso fino a un chilometro. Impressionante!

Noi, nel Parco Nazionale Vatnajökull

Una piacevole passeggiata ci porta presso due cascate spettacolari. La prima è HUNDAFOSS, la “Cascata dei Cani“, dove in passato, secondo la leggenda, i cani (hunda) che tentavano di attraversare il fiume venivano trascinati a valle.

Hundafoss, la Cascata dei Cani

Procedendo lungo il sentiero, raggiungiamo la cascata più spettacolare: SVARTIFOSS, la “Cascata Nera”, all’interno di un anfiteatro di blocchi di basalto a canne d’organo. Semplicemente fantastica!

Verso Svartifoss, la Cascata Nera
Noi, a Svartifoss, tra spettacolari formazioni di basalto a canne d’organo

Riprendiamo la strada. Dietro una penisola, sempre all’interno del Parco, una lingua del ghiacciaio Vatnajökull si getta nel mare, creando la spettacolare LAGUNA GLACIALE JÖKULSÁRLÓN: un surreale paesaggio di iceberg.

Laguna Glaciale di Jökulsárlón

Alcuni blocchi di ghiaccio, più o meno grandi, vanno ad arenarsi sulla sabbia nera: l’effetto è una Spiaggia di Diamanti: appunto, DIAMOND BEACH.

Diamond Beach, la Spiaggia di Diamanti

“È un peccato che non ci fischiamo l’un l’altro, come gli uccelli. Le parole sono fuorvianti. Cerco sempre di dimenticarle. Ecco perché contemplo il ghiacciaio. Se lo si guarda abbastanza a lungo, le parole perdono significato di fronte alla bellezza di Dio” – Halldór Laxness, scrittore

Sopra e sotto: Höfn, importante porto di pesca degli scampi

Man mano che procediamo verso est, siamo sempre più soli a percorrere l’unica strada. Le spiagge nere lasciano il posto a profondissimi fiordi, all’interno dei quali si celano minuscoli borghi di pescatori.

On the road, lungo i fiordi sud-orientali
Allevamenti di pesci, all’interno di uno dei fiordi

E non mancano le sorprese! Come EGGIN I GLEÐIVÍK, le Uova di Gleðivík, opera di Sigurður Guðmundsson, rinomato artista islandese: 34 uova in pietra, una per ogni specie nidificante, celebrano il legame con l’avifauna locale.

Eggin í Gleðivík, le 34 Uova di Gleðivík, opera di Sigurður Guðmundsson (2009)

Tra un fiordo e l’altro, solo rare fattorie a interrompere il paesaggio.

On the road, verso i fiordi

Una breve deviazione dalla Statale n.1 ci porta al punto più orientale del nostro viaggio: SEYÐISFJÖRÐUR, pittoresco porto di pesca con case colorate rannicchiato in fondo a un grazioso fiordo. Importante porto per la pesca dell’aringa nel XIX secolo, oggi è il punto di arrivo dei traghetti.

Seyðisfjarðarkirkja, la deliziosa chiesetta in legno di Seyðisfjörður nota come “Blue Church”
Seyðisfjörður, porticciolo di pescatori

Nel suo entroterra, EGILSSTADIR: la prima vera “città” dopo tanti chilometri, situata sulla sponda di un lago in cui vive un cugino del più famoso Nessie.

Egilsstadir (2200 abitanti), con il lago in cui vive l’equivalente della Nessie scozzese

Da domani attraversiamo l’ALTOPIANO: ci attende una selvaggia e desolata “No Man’s Land”, infinita distesa di ampi spazi e montagne scure.

Lo spettacolo continua!

“Perché ci sono luoghi che la nostra immaginazione non potrà mai costruire per noi, e ci sono persone che non incontreremo mai. Ma potrebbe accadere… L’Islanda ci ricorda che c’è sempre un motivo per continuare” – Stephen Markley, scrittore

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