“Forse è solo una cosa personale, ma traggo così tanta forza dall’Islanda perché so che sarà sempre lì. Ho un rapporto molto felice e sano con il mio Paese. Mi è davvero facile andare ovunque, perchè ho sempre l’Islanda in cui tornare” – Björk, cantautrice islandese
Giovane per geologia, ma anche per colonizzazione umana: la storia dell’ISLANDA inizia solo nel Medioevo. Fu il vichingo norvegese Floki, primo a raggiungerla di proposito nell’VIII secolo, a battezzarla ICELAND, “Terra di Ghiaccio”. E furono proprio i VICHINGHI i primi a sistemarsi stabilmente qui, a partire dal IX secolo.
In un Paese remoto e quasi senza immigrazione, l’aspetto biondo e con occhi chiari della maggior parte dei 330.000 abitanti attuali lo testimonia. In realtà ci sono anche persone con occhi e capelli castani: secondo alcuni, discendenti dai Celti (Irlandesi) giunti qui come schiavi dei Vichinghi. Per altri, eredi di monaci irlandesi arrivati poco prima. Certo è che si deve alla loro influenza il passaggio dalle divinità vichinghe alla religione monoteista cristiana.
Torniamo ai Vichinghi. Forse pochi sanno che il Parlamento nazionale più antico al mondo ancora in attività è opera loro, e si trova proprio qui.
Lo andiamo a cercare.
Il sito si trova all’interno del GOLDEN CIRCLE, il Circolo d’Oro che riunisce, in uno spazio ristretto, un parco nazionale UNESCO, geyser e cascate. Imperdibile, in un tour dell’Islanda.
Iniziamo proprio dal Parco Nazionale THINGVELLIR, (in islandese: Þingvellir) parola norrena (vichinga) che significa “Pianura del Parlamento”, tutela dell’UNESCO dal 2004. Fu proprio qui, all’interno di un emiciclo naturale delimitato da alte rocce, che dal 930 ininterrottamente fino al 1798 si riunì l’ALTHING (Alþingi), il primo Parlamento al mondo, il cui compito era promulgare nuove leggi, dirimere dispute e organizzare feste e gare sportive.
Nell’immaginario collettivo i Vichinghi erano feroci e aggressivi guerrieri, che combattevano con le mitiche Valchirie invocando Odino e Thor, nell’attesa di guadagnarsi il Valhalla. L’Europa dell’epoca ne sa qualcosa.
Non fu così per i Vichinghi d’Islanda: più contadini che pirati, fuggivano da tasse esose e penuria di terra. Anche se, diciamolo, mantennero qualche “vizietto”:
“La nazione creata dai Vichinghi era un bel mix di parità e spietatezza. Da un lato, era la sede del primo parlamento democratico del mondo, l’Althing, fondato nel 930; dall’altro, quei primi democratici usavano salare le teste dei nemici e portarle in giro per ostentazione” – Lawrence Millman, esploratore
Qui nell’anno Mille il Parlamento ripudiò gli antichi Dei decretando il passaggio al Cristianesimo (simbolicamente, gli antichi idoli vennero gettati nella cascata GOÐAFOSS). Sempre qui, quasi mille anni dopo, il 17 giugno 1944 verrà proclamata la Repubblica d’Islanda, sancendo – dopo sette secoli! – l’indipendenza dalla Danimarca.
Ancora una curiosità sui Vichinghi. Quanto sappiamo su di loro deriva dalle famose Saghe, scritte a partire dal 1100 per celebrarne credenze, tradizioni e cultura, insieme alla migliore mitologia nordica. Una di queste narra di Leifur il Fortunato, figlio di Erik il Rosso, scopritore della Groenlandia. Intorno all’anno Mille Leifur e i suoi approdarono in una terra sconosciuta e la chiamarono Vinland (Terra dei Vigneti): cinque secoli prima di Colombo, i Vichinghi avevano scoperto l’America! Furono i Nativi Americani a respingerli da dove erano venuti, garantendosi altri cinquecento anni di pace.
Mi documento un po’, prima di visitare l’emiciclo. Emozionante! Un millennio di storia scorre davanti ai nostri occhi, mentre pannelli esplicativi rievocano le antiche gesta. Intorno, un contesto di solenne bellezza: un luogo sacro, abbracciato da alte rocce e affacciato sul fiume Öxará, che poco più avanti si getta nel THINGVALLARVATN, il più esteso lago naturale d’Islanda.
Geograficamente, siamo a cavallo tra Nuovo e Vecchio Mondo, non solo tra Presente e Passato. La fenditura tra le due placche (vista nella PENISOLA DI REYKJANES, qui chiamata Faglia di Sifra) si manifesta come un lungo canyon: ALMANNAGJÁ, “Gola di tutti gli Uomini“, una spaccatura di cinque chilometri in cui precipita la cascata ÖXARAFOSS.
Non manca nemmeno una chiesetta: ÞINGVALLAKIRKJA, una delle prime chiese islandesi. L’originale è stata consacrata qui nell’XI secolo, mentre l’attuale chiesa in legno risale al 1859. Nel suo antico cimitero riposano due famosi pittori islandesi del periodo romantico, sostenitori dell’indipendenza dell’isola: Einar Benediktsson e Jonas Hallgrimsson.
Lasciamo il parco, location di alcune scene del TRONO DI SPADE, e proseguiamo lungo il GOLDEN CIRCLE.
Ci aspetta una piccola area geotermale dal nome molto conosciuto: GEYSIR, che significa “emettere a fiotti”: è proprio da qui che deriva il termine “geyser”, una delle manifestazioni più evidenti del vulcanesimo.
L’acqua piovana penetra nel sottosuolo, trova un calore intenso e si scalda. Quando la pressione è sufficiente, risale in superficie tramite un condotto, sotto forma di getto di vapore. Il fenomeno è intermittente perché il condotto deve avere il tempo di riempirsi: ecco come nasce un geyser. Oggi il vecchio GEYSIR, il primo conosciuto al mondo, si è affievolito: lanciava getti d’acqua fino a 80 m di altezza! Colpa dei turisti, che ci buttavano le monetine.
Al suo posto, oggi la star è STROKKUR: si esibisce eruttando fiotti d’acqua fino a 15-30 metri di altezza, puntualmente ogni 10-15 minuti. Una bella concorrenza anche al “Vecchio Fedele” di YELLOWSTONE!
Chiudiamo la giornata in bellezza, con una delle mie cascate preferite: GULLFOSS, la “Cascata d’Oro” (foto di copertina, e sotto).
L’Islanda è ricca di cascate: per la formazione vulcanica dell’isola, immense colate di basalto sovrapposte hanno creato gradoni lungo il corso dei fiumi, perennemente alimentati dai ghiacciai. A Gullfoss il risultato è sorprendente: un’impressionante quantità d’acqua precipita per 32 m in una fenditura simile al GRAND CANYON: le GOLE DI GULLFOSS. Nelle giornate di sole, i giochi d’acqua creano arcobaleni con riflessi dorati. Da qui, il nome.
Un’ultima curiosità, sulla LINGUA ISLANDESE, o ISLENSKA.
A differenza di Danimarca, Svezia e Norvegia, in Islanda la lingua dei colonizzatori Vichinghi è rimasta immutata: qui si parla ancora l’antico Norreno! Ecco perché troviamo tanti nomi per noi quasi impronunciabili. E la situazione non è migliorata nel tempo: per evitare contaminazione e mantenere la lingua pura, parole moderne come “aereo” vengono tradotte in “macchina volante”, mentre il telefono è il “filo che parla”. E così via… Recentemente l’UNESCO ha identificato le 10 lingue più difficili al mondo: l’Islenska è quarta in classifica. La parola più lunga ha 64 lettere: Vaðlaheiðarvegavinnuverkfærageymsluskúraútidyralyklakippuhringur. Ma anche le altre non scherzano!
Lo confesso: raccapezzarmi tra improbabili nomi norreni è stata la maggiore difficoltà del viaggio.
“Innamorarsi dell’Islanda, una cascata alla volta” – Proverbio Islandese
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