Fuerteventura è “la spiaggia delle Canarie” per eccellenza: infinite distese di sabbia baciate dal sole, lambite da acque turchesi cristalline… un Paradiso dal clima perfetto, fruibile per la balneazione tutto l’anno.

Nemmeno il vento, che qui soffia costante, rovina la magia dell’isola. Anzi! Perfetto per i surfisti, che qui si contendono il Campionato Mondiale, dona a tutti un cielo turchino e rende i colori particolarmente intensi.

“È una cosa nobile ed eroica, il vento! Chi mai l’ha sconfitto? In ogni battaglia gli spetta l’ultimo colpo, il più terribile. Se gli corri incontro con la lancia in resta gli passi attraverso. Ah, vento vigliacco che colpisce gli uomini nudi ma non si ferma a ricevere un solo colpo…” – Melville in Moby Dick (il film venne girato qui)

Una delle strade panoramiche dell’interno

Ma limitarsi alle coste sarebbe un peccato… Le strade montane si snodano tra coni vulcanici rosso-arancio, simili a cumuli di zafferano, peperoncino e coriandolo, che emergono da un paesaggio ultraterreno sferzato dal vento e arso dal sole, interrotto solo da minuscoli villaggi di un bianco abbagliante che spiccano tra le palme, sotto un cielo perennemente turchino. Quest’isola è di una bellezza mozzafiato!

Mirador Morro Velosa, uno degli spettacolari belvederi dell’interno

Ci lasciamo l’Atlantico alle spalle, e partiamo alla conquista dell’interno. Eppure, il blu intenso dell’oceano non ci abbandona mai, stupendoci dietro ogni curva, ammiccando in fondo a ogni scenario da cartolina che si apre dai Miradores.

La Oliva, piazza principale

Iniziamo le visite da La Oliva, un tempo capoluogo di Fuerteventura: dalla Casa de Los Coroneles, oggi museo, gli ufficiali della milizia controllavano tutta l’isola. Nei pressi, la Montaña Sagrada di Tindaya (400 m s.l.m.), alla quale i primi abitanti attribuivano poteri magici.

A Tiscamanita ci aspetta il Centro de Interpretacion Los Molinos, situato in una casa tradizionale majorera (dal nome originario dell’isola: Majorata). Qui, accanto a un fotogenico mulino a vento, conosciamo la cultura che è stata creata attorno al gofio, l’alimento di cereali tostati che per secoli è stato il miglior alleato locale contro la fame.

Centro de Interpretacion Los Molinos, e un tipico mulino a vento

Poco distante, Antigua, con la Iglesia de Nuestra Señora, una delle più antiche dell’isola, costruita sul sito di una cappella del XVI secolo.

Poco distante, l’interessante Museo del Queso Majorero, dedicato alla tradizione del famoso formaggio di capra, frutto dell’eccellente qualità del latte, denso, aromatico e grasso. Qui a Fuerteventura, dove la terra è così arida da rendere difficile qualunque tipo di coltura, una delle attività principali è infatti l’industria casearia, legata all’allevamento di uno degli ovini più produttivo al mondo: la capra majorera.

Ingresso al Museo del Queso Majorero, che ospita anche un giardino di piante grasse

Dietro un’altra curva, le due enormi statue di Guise y Ayose, alte più di 4 m, presidiano uno dei tanti punti panoramici della strada di montagna. Ricordano i nostri Bronzi di Riace, ma in veste più pudica: indossano la biancheria! L’effetto scenico è notevole. La vista è strepitosa.

Mirador di Guise y Ayose, antichi Re di Fuerteventura

E non siamo soli! Incuranti dei cartelli che lo vietano, simpatici scoiattoli (la versione gigante dei Cip e Ciop dei fumetti) vengono a reclamare la merenda. Ma noi non cediamo; per il loro bene!

Proseguiamo, fino al villaggio che ci ruba il cuore: Betancuria, l’antica capitale fondata nel XV secolo. Nel pittoresco centro storico, il tempo sembra essersi fermato. Un luogo delizioso, da gustare con calma.

Ingresso al centro storico di Betancuria

Un tripudio di fiori decora le stradine lastricate, che si aprono tra vecchi pozzi, ombrosi giardini e antiche case dal bianco abbagliante.

Localini ticipi ci tentano con l’offerta di prelibatezze locali. L’ora è quella giusta, l’appetito non manca… è il momento di gustare qualcosa di buono!

Poco distante dal centro, le rovine dell’ex Convento de San Buenaventura offrono spunti fotografici suggestivi. Impossibile resistere… con questi colori, ogni inquadratura è un quadro.

Betancuria, rovine del Convento francescano di San Bonaventura (XVII sec.)

Continuando verso sud, la strada si fa più stretta e sinuosa, ma ancora più spettacolare, snodandosi tra cime vulcaniche e campi di lava. Dietro ogni curva, la macchia blu dell’oceano ci ricorda che siamo su un’isola.  

Il blu dell’oceano, dalle strade dell’interno

Altra sosta culturale, a Pajara, dove la Iglesia de Nuestra Señora de Regla (XVII sec.) sfoggia un’originale facciata in stile azteco, probabile retaggio di antiche tradizioni commerciali con le Americhe.  

Prima di arrivare al nostro hotel a Costa Calma, e concederci una lunga passeggiata sulla spiaggia, ultimo fotostop dall’ultimo Mirador della giornata: dal cuore dell’isola, immortaliamo la selvaggia Penisola di Jandía.

Penisola di Jandía, dal Mirador astronomico di Sicasumbre

Un connubio di cielo, terra e mare che non dimenticheremo facilmente.

Ultimo selfie canarino, dal Mirador astronomico di Sicasumbre

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