“Abbiamo una distanza sconosciuta da percorrere, un fiume sconosciuto da esplorare. Quali rapide ci siano, non lo sappiamo. Quali rocce affliggano l’alveo, non lo sappiamo. Quali pareti sostengano il fiume, non lo sappiamo. Ah bene! Possiamo congetturare molte cose” – John Wesley Powell, esploratore

Che sia davvero grande, è risaputo. Eppure, quantificare le dimensioni del GRAND CANYON non può lasciare indifferenti: 446 chilometri di lunghezza… Come dire, quasi la distanza che separa, via autostrada, Trieste da Firenze.

Quasi 2 km di profondità. Quanto basta per far apparire minuscolo il fiume Colorado, giù in fondo, che l’ha pazientemente inciso nell’arco di sei milioni di anni. Una ferita nel Colorado Plateau larga da 500 m a 16 km.

Grand Canyon, ingresso al parco nazionale UNESCO

Possiamo aver letto di tutto, e averne visto mille immagini. Ma essere lì, e contemplarlo di persona, beh, questa è un’altra storia.

“Non c’è nulla che possa prepararvi al Grand Canyon. Indipendentemente da quanto abbiate letto sull’argomento o da quante immagini abbiate visto, la visione è sempre mozzafiato. La mente, incapace di concepire uno spettacolo di questa portata, semplicemente soccombe e, per lunghi istanti, vi sentite una nullità, rimanete senza parole né fiato, e provate solo un inenarrabile sgomento davanti a un fenomenale spettacolo così immenso, meraviglioso e silenzioso” – Bill Bryson, scrittore

Parco Nazionale dal 1919, è Patrimonio dell’Umanità UNESCO dal 1979.

Fiume Colorado, milleseicento metri più in basso dal South Rim, quasi duemila dal North Rim

Bellezza e grandiosità a parte, la sua valenza geologica è incommensurabile: il lavoro di incisione del fiume sul Colorado Plateau ha fatto emergere rocce vecchie di due miliardi di anni, quasi metà della vita del pianeta. Una ghiotta occasione per capire la storia del mondo.

“Le rocce esposte nel Grand Canyon sono le pagine di un grande libro di storia” – John Wesley Powell, esploratore

Incisione a ricordo delle 11 tribù di Nativi Americani che chiamano il Grand Canyon “casa”

Per i NATIVI AMERICANI era un rifugio: ancora oggi, 11 diverse tribù considerano il Grand Canyon casa“: Havasupai, Hopi, Hualapai, Navajo, Anasazi, Apache… A ricordarcelo, i nomi dei punti panoramici, e un’incisione lungo uno dei sentieri.

Hopi Point, uno dei belvedere classici lungo la Hermit Drive

Posso immaginare la sorpresa del primo esploratore europeo che si trovò di fronte a un ostacolo così invalicabile. Correva l’anno 1540. La spedizione era quella spagnola di Francisco Vasquez de Coronado, partito dal Messico per trovare le Sette Città d’Oro di Cibola. La storia dice che, di fronte a questa imprevista meraviglia, si inginocchiò e si fece il segno della croce, riconoscendo la grandiosità di Dio. Ma dice anche che fu deferito alla Corte Marziale per non aver completato la missione… Tempi duri, per gli esploratori!

Il primo americano a studiarlo in modo scientifico fu un veterano della Guerra Civile, John Wesley Powell, nel 1869. Con un gruppetto di fedelissimi e tre piccole imbarcazioni, seguì il fiume Colorado per mille miglia, oltre le pericolose rapide e fino ai recessi più sconosciuti e ancora vergini. Anche grazie a lui, oggi il Grand Canyon non ha più segreti.

Powell Point, in omaggio al grande esploratore

“Le meraviglie del Grand Canyon non possono essere adeguatamente rappresentate nei simboli della parola, né dalla parola stessa. Le risorse dell’arte grafica sono messe alla prova oltre i loro limiti nel tentativo di ritrarne le caratteristiche. Linguaggio e illustrazione falliscono” – John Wesley Powell, esploratore

Rapide del Colorado da Hopi Point; i punti panoramici hanno nomi di tribù di Nativi Americani

Dei due margini, il North Rim, quello settentrionale, è molto meno accessibile, anche per la superiore altitudine sul livello del mare (di media 2400 m contro i 2100 m del South Rim). Ci concentriamo quindi sul South Rim, meglio organizzato e altrettanto spettacolare, servito da due sole strade. Verso est, Desert View Drive si collega alla US 89 che porta a Page e al Lake Powell a nord, o a Flagstaff e Sedona a sud. Verso ovest, Hermit Drive si snoda a fondo cieco, chiusa ai veicoli privati ma servita dalle navette del parco. Un ottimo modo per preservarne l’aspetto selvaggio e incontaminato.

Desert View Watchtower (1932), lungo la Desert View Drive

Lungo entrambe le strade, parcheggi e punti panoramici.

Normalmente, quello che si fa nei tour in pullman tradizionali è un paio di fotostop ai belvedere più famosi. Massimo un paio d’ore e si continua, verso il LAKE POWELL o la MONUMENT VALLEY. Un peccato!

Grand Canyon al tramonto, qualche anno fa. Noi cambiamo, lui no!

Non solo per il rischio di non vedere nulla (può sempre piovere!): ma non c’è il tempo per sfuggire alle folle di turisti. Non giova alla magia del luogo.

Giochi di chiaroscuri, da Mohave Point

Noi dedichiamo a questo parco – unico al mondo! – quasi due giornate.

Ciò significa poter scattare foto dai punti più famosi (e affollati), ma anche permetterci esperienze “via dalla pazza folla”: infatti gli Americani camminano poco, e i turisti tradizionali non ne hanno il tempo. Noi sì.

Basta allontanarci un po’, e il canyon è tutto per noi. Ghiotta occasione da non perdere! Ci concediamo indimenticabili passeggiate lungo il Rim, alla ricerca della fauna selvatica, tra panorami mozzafiato. Indescrivibile.

Una delle nostre indimenticabili passeggiate lungo il South Rim, via dalla pazza folla

Questo sì che è magico!

Una splendida lince sonnecchia tra i rami di un albero

Ci consente di scattare foto da cartolina (senza rischiare la vita per evitare decine di persone e vari selfie stick!). Ma soprattutto, ci lascia “assorbire la grandiosità del posto e godere del silenzio assordante, interrotto solo dal frusciare del vento fra i ginepri e dal richiamo dei rapaci.

Spazi & colori

Per gli insaziabili, c’è anche la possibilità di volarci sopra, in elicottero, o aereo panoramico. Oppure – più semplicemente – di gustare uno spettacolare IMAX prodotto dalla National Geografic. Insomma, di tutto, di più.

Passaggio Puma! O Coguaro o Leone di montagna: sinonimi del più grande felino americano

Evitiamo solo di scendere sul fondo: ma quello è un altro viaggio, che richiede una forma fisica eccellente, all’altezza dei due chilometri di dislivello del Bright Angel Trail. Ma soprattutto serve qualche giorno in più, con una buona dose di spirito di adattamento per adeguarsi ai rifugi spartani. 

Vecchio ponte sul fiume Colorado

Ho mille foto di questo parco. Eppure, ogni volta che ci torno non riesco a resistere dallo scattarne altrettante! Magari a qualche Mule Deer (Cervo Mulo), Wapiti (Cervo dalla coda bianca), scoiattolo o marmotta.

O a qualche aquila dalla testa bianca, o al raro Condor della California.

Perfino alle piante: ginepri e pini dai tronchi tormentati, tra cui crescono cactus, yucca e aloe tipici nel deserto d’alta quota che caratterizza questa parte dell’ARIZONA settentrionale.

Margherite e fiori di Cactus, tipiche del deserto di alta quota

Ma semplicemente mi emoziona lui, il Grande Canyon, che a seconda della luce e del momento del giorno assume colori da fare invidia al più sofisticato Photoshop. Uno spettacolo che riempie l’anima!  

“Non puoi vedere il Grand Canyon con una sola occhiata, come se fosse uno spettacolo immutabile sul quale si possa sollevare un sipario. Per vederlo veramente devi faticare per mesi attraverso i suoi labirinti” – John Wesley Powell, esploratore

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