“Le montagne mi stanno chiamando, e io devo andare” – John Muir, naturalista

La prima volta l’ho visto dall’aereo (foto di copertina). Era nuvoloso, ma lui sporgeva dalle nubi. Impossibile non notarlo. Un massiccio isolato che, avrei scoperto dopo, con 6192 m s.l.m. è la vetta più elevata del Nord America.

Mount Denali (6192 m s.l.m.) svetta sull’altipiano con una prominenza superiore a 5 km

Una montagna che si eleva sull’altopiano per più di 5 km. Un impatto scenografico ben superiore all’Himalaya, che lo rende visibile, anche dalla strada, da centinaia di chilometri di distanza, integrando lo spettacolare scenario alaskano con paesaggi mozzafiato.

Mount Denali dalla George Parks Highway

Il nome ufficiale era Mount McKinley, in omaggio al 25° Presidente degli Stati Uniti. Ma i NATIVI ATHABASCA da sempre lo chiamano Denali, “La Grande“, sottintendendo “montagna”. Un luogo sacro, cui attribuire un nome umano era considerato sacrilegio.

Mount Denali (6192 m s.l.m.) si eleva sulla “foresta ubriaca”, esile e rada per l’elevata latitudine

E’ stato il Presidente Obama a cambiarle il nome in Denali nel 2015, accogliendo finalmente le annose istanze del popolo Athabasca. Molte mappe devono ancora essere aggiornate, ma ormai è legge.

Mount Denali, fotografato dall’Eielson Visitor Center, lungo la Park Road

Il parco nazionale che lo contiene, invece, ha assunto da tempo il nome corretto: Denali National Park & Preserve.

Una enorme bandiera americana sventola davanti a Mount Denali, orgoglio dello Stato

Quelle due parole aggiunte, “& Preserve“, ci ricordano che siamo in Alaska: va bene assoggettarsi alle regole del National Park System, come tutti gli altri parchi nazionali americani, ma ci troviamo nell’Ultima Frontiera… qualche deroga a favore del sostentamento degli abitanti locali è d’obbligo. Ne parlo nelle mie CONSIDERAZIONI FINALI.

Noi, all’ingresso nel Denali National Park & Preserve

Esteso quanto il Piemonte, è l’unico parco degli USA che d’inverno si avvale di MUSHER e SLEDDOG per pattugliare il territorio. Un modo efficace ed ecologico per tutelarne la Wilderness, la Natura incontaminata.

Lo attraversa una sola strada lunga 92 miglia, la Park Road, di cui solo le prime 14 sono accessibili a privati.

Park Road, Denali National Park & Preserve
Park Road durante la fioritura della Fireweed (Epilobium angustifolium), fiore nazionale

Oltre ai nostri pulmini, che usiamo per il tratto aperto al pubblico, per visitarlo ci avvaliamo delle navette del parco: una manciata di vintage ex-scuola bus dipinti di verde che conferiscono un ulteriore tocco di “avventura” a una giornata indimenticabile.

Navetta lungo la Park Road del Denali National Park & Preserve

In questo incredibile ambiente di tundra e taiga, all’ombra della Grande Montagna vive una notevole quantità di ORSI NERI, GRIZZLY, LUPI, VOLPI, ALCI e CARIBU’.

La presenza di orsi rende talvolta inaccessibili alcuni sentieri del parco

Delle 140 specie di uccelli del parco, la regina incontrastata è sempre lei, l’aquila dalla testa bianca, simbolo degli Stati Uniti d’America dal 1782.

 Aquila dalla testa bianca, o aquila calva, simbolo degli Stati Uniti d’America dal 1782 

Un posto davvero Into the Wild”, nella natura selvaggia, cui dedichiamo tutto il tempo che merita.

E a proposito di INTO THE WILD

Il dramma di Alexander Supertramp, pseudonimo di Christopher McCandless (1968 – 1992), si è consumato proprio qui, a poche decine di chilometri dalla George Park Road, una delle vie più trafficate del Paese.

Stampede Road, ultimo atto della vita del giovane Mc Candless, a pochi km dalla Park Road

“Ten Days + Nights Of Freight Trains And Hitchhiking Bring Him To The Great White North. No Longer To Be Poisoned By Civilization He Flees, And Walks Alone Upon The Land To Become Lost In The Wild” – Alexander Supertramp, May 1992

“Dieci giorni e notti di treni merci e autostop lo portano nel Great White North. Non più avvelenato dalla civiltà, fugge e cammina da solo sulla terra per perdersi nella Natura” – Alexander Supertramp, Maggio 1992

Così scriveva Cris, appena arrivato in Alaska, volutamente con poco cibo e scarse attrezzature. Pochi mesi dopo, due cacciatori rinvennero i suoi resti, pesanti solo 30 kg. Una copia del Magic Bus, sua ultima dimora, è ancora parcheggiato nei pressi, a monito per i posteri.

Copia del Magic Bus: l’originale è stato rimosso a luglio 2020 per evitare pericolose emulazioni

La vicenda è stata superbamente narrata da Jon Krakauer nel libro Nelle terre estreme” e quindi trasferita su pellicola nel film Into the Wild di Sean Penn.

Dispiace per McCandless, giovane idealista e sfortunato. Non si dovrebbe morire così, a soli 24 anni.

“L’Alaska è stata a lungo una calamita per sognatori e disadattati, persone che pensano che l’enormità incontaminata dell’Ultima Frontiera rattopperà tutti i buchi della loro vita. Ma la boscaglia è un luogo spietato, che non si cura della speranza o del desiderio” – Jon Krakauer, Into the Wild

L’Ultima Frontiera richiede rispetto, non ammette improvvisazioni e non è terra per sognatori sprovveduti. Ma è un posto fantastico!

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