Ci troviamo in SOUTH DAKOTA, lo Stato che prende il nome dalla tribù di Nativi Americani Sioux Lakota, quelli di Cavallo Pazzo e Toro Seduto.

Quasi tutto il territorio è occupato dalle Grandi Pianure, le stesse in cui pascolavano le mandrie di bisonti.
Sempre qui, nella parte occidentale, si innalza un gruppetto di montagne chiamato Black Hills, traduzione del termine Lakota Paha Sapa, le Colline Nere, rese tali dal colore della foresta. Qui abbiamo già visitato il MEMORIALE DI CAVALLO PAZZO e il MOUNT RUSHMORE NATIONAL MONUMENT.
Oggi ci dedichiamo alla natura.
Ancora nelle Black Hills, andiamo a cercare lui, il bisonte (Tatanka, in lingua Lakota), il più grande mammifero terrestre del Nord America, fino a 1000 kg di potenza pura. In solo cento anni il loro numero fu ridotto da 50 milioni a 1000 esemplari, per affamare gli Indiani. Praticamente, a rischio estinzione.

“Storicamente il bisonte ha avuto più influenza sull’uomo di tutti gli altri animali delle pianure messi insieme. Era vita, cibo, vestiti e rifugio per gli Indiani. Il bisonte e gli Indiani delle pianure vissero insieme e morirono insieme. L’anno 1876 segna praticamente la fine di entrambi” – Walter Prescott Webb, The Great Plains (1931)
Nell’ultimo secolo tanto è stato fatto per preservare la specie, soprattutto con l’istituzione del CUSTER STATE PARK. Partendo dai 36 bisonti introdotti nel 1914, oggi ce ne sono circa 1450, un numero contingentato e modulato ogni anno sulla base delle risorse alimentari naturalmente disponibili.

Emozionante ritrovarseli a pochi passi! E pensare che, fino all’arrivo degli Europei, gli Indiani cacciavano i bisonti a piedi (il cavallo arrivò in Nord America solo con gli Spagnoli), muniti solamente di lance, arco e frecce.

E’ facile sentirsi osservati in questo parco: numerosi Prairie Dog, Cani della Prateria, sono di vedetta, pronti ad “abbaiare” per segnalare il pericolo.

Ancora più simpatici i Burros, asinelli selvatici discendenti da un gruppo che anni fa portava in giro i turisti. Adorano leccare i finestrini!

E ancora Elk, Pronghorn… E’ facile vederli, facendo un po’ di attenzione.
Ma non solo animali! Questo parco ha formazioni rocciose incredibili. La prima volta che venni qui (negli anni ’90) volevo percorrere la Needles Highway, che sapevo essere spettacolare. E’ chiamata “Strada degli Aghi” per i sottili pinnacoli di roccia… ma non sapevo che ci fosse anche la cruna!

E per cruna intendo non solo una fotogenica fenditura tra le rocce, ma anche una galleria naturale così stretta che, per passarci con un camper enorme, abbiamo smontato gli specchietti laterali. Che bei momenti! Dall’altra parte del tunnel, ad aspettarci un gruppetto di asiatici, più accaniti dei paparazzi, pronti a immortalare una scena rara: la montagna partorisce il topolino!
Guidandoci attraverso ora, con i nostri pulmini, ancora non mi capacito di come siamo riusciti a passare col camper. Chapeau a mio marito driver!
Procediamo verso est, e siamo quasi soli. Sostiamo a SCENIC, 58 abitanti. Mai visto nemmeno uno… Praticamente, una città fantasma, con Saloon, General Store e un paio di altri edifici in legno.

Un dettaglio curioso: nel 2011 tutto il complesso è stato comprato dalla Iglesia ni Cristo filippina. Vi si celebrano regolarmente Messe: per chi, non si sa. Le vie del Signore sono davvero infinite.

Ancora a est, entriamo nelle BADLANDS. Un luogo estremo, chiamato “Terre Cattive” sia dai Nativi, che dai pionieri. Entrambi, lo evitavano. Infuocato da un caldo torrido d’estate, e neanche una goccia d’acqua. Sferzato da venti gelidi d’inverno. In balia di tempeste di sabbia e fulmini, in ogni stagione.

Terre Cattive, ma belle!
“Sono stato molto in giro per il mondo, ma ero totalmente impreparato per la rivelazione chiamata Badlands del Dakota. Quello che ho visto mi ha dato un senso di mistero indescrivibile altrove, un’architettura lontana, eterea… Un mondo soprannaturale infinito più spirituale della terra, ma creato da essa” – Frank Lloyd Wright, architetto (1935)

Qui, un Parco Nazionale tutela una delle più vaste praterie di erba mista degli USA, abbarbicata tra paesaggi lunari di calanchi erosi in forme bizzarre.
I diversi colori delle rocce rivelano una stratificazione perfetta, su cui da mezzo milione di anni l’erosione ha scavato guglie, pinnacoli e tavolati. Un po’ come per il GRAND CANYON, un Paradiso per i geologi: i fossili rinvenuti tra gli strati rivelano com’era la vita sul pianeta milioni di anni fa.

Il paesaggio lunare, quasi marziano, ridiventa terrestre grazie all’incontro con animali selvatico: pecore e montoni, cani della prateria, antilocapre… Perfino un bisonte solitario!


Un parco da vedere.
Ma bisogna fare in fretta: evidenze scientifiche affermano che il processo di erosione spianerà completamente il tutto, entro i prossimi 500.000 anni.
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