“Ci vogliono mille voci per raccontare una sola storia” – Proverbio Apache

Potrà far sorridere che si vada a cercare la Storia negli Stati Uniti.

Certamente non possono competere con noi: non per niente, il nostro è il “Vecchio Continente”. Eppure, seguire le tracce di coloro che inizialmente vennero chiamati Indiani, mi emoziona sempre.

Nell’articolo su CAVALLO PAZZO parlo della loro origine, dalle steppe dell’Asia. Nessuna tradizione scritta ci aiuta a seguirne le tracce, o ricostruirne la vita.

Tutto quello che abbiamo sono pitture o graffiti opera di artisti improvvisati (noti come Rock Art), e abitazioni rupestri (Cliff Dwelling).

Li andiamo a cercare.

Sego Canyon, pittogrammi del Periodo Arcaico (6000 – 2000 a.C.)

Tra gli esempi di Rock Art, quelli di SEGO CANYON in UTAH sono tra i miei preferiti. Situati in mezzo al nulla, tra villaggi fantasma abbandonati… Mi piace così, li abbiamo sempre tutti per noi. E sono davvero originali! Così tanto, da aver supportato l’ipotesi di contatti con extraterrestri: corpi senza arti a grandezza naturale, grandi teste con occhi enormi e vuoti, antenne varie…

Sego Canyon, particolare: entità spirituali o antichi astronauti?

Basta guardarli, e la fantasia galoppa! Secondo gli studiosi, rappresentano le visioni di sciamani in stato di trance. Eppure, l’idea degli extraterrestri è suggestiva. Ciò che è appurato, è che risalgono a circa 8000 anni fa. Non male, anche per un “Nuovo Continente“!

Ma c’è di più.

Mesa Verde, Spruce Tree House (1211 – 1278)

Molti di questi Nativi Americani rimasero nomadi (come gli Indiani delle Pianure, quelli di Cavallo Pazzo e Toro Seduto). Altri divennero stanziali, e ci hanno lasciato importanti testimonianze della loro Storia: le loro case.

La più alta concentrazione di reperti si trova nell’area dei FOUR CORNERS, terra di tenera arenaria rossa facile da lavorare, con pareti lisce che si prestano ad essere incise o dipinte.

Nel nostro West USA visitiamo il MONTEZUMA CASTLE in ARIZONA: un esempio ben conservato, ma isolato.

L’itinerario del nostro Far West ci consente di includere il Parco Nazionale che ne custodisce la maggiore concentrazione di tutti gli Stati Uniti: MESA VERDE, in COLORADO: 5.000 siti archeologici, di cui 600 abitazioni rupestri.

All’interno del parco, un museo veramente esaustivo ci fornisce informazioni molto interessanti, ricavate dall’analisi dei ritrovamenti.

Mesa Verde, Chaplin Mesa Archeological Museum

Non ci avevo mai pensato, ma una fonte preziosa di notizie sono le “discariche dell’epoca. Certo non avevano il problema dello smaltimento di vetro e plastica… Ma di ceramica e attrezzi vari sì! Dallo studio dei loro rifiuti, interrati nei pressi dei villaggi, abbiamo imparato molto: quali semi utilizzavano, cosa mangiavano, se avevano o meno contatti con altri popoli (confrontando, ad esempio, la decorazione sulle ceramiche). Tutta una serie di indizi utili a ricostruirne la storia.

I primi Nativi Americani si stabilirono a Mesa Verde intorno al 550 d.C., quasi mille anni prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo. Inizialmente gli archeologi li chiamarono Anasazi, un termine Navajo che significa Antichi Forestieri, per indicarne la diversa provenienza.

Oggi sono noti come Ancestral Puebloans, gli Antichi Costruttori di Villaggi, riconoscendo la maggiore prerogativa che li contraddistingue: le spettacolari costruzioni nella roccia racchiuse in un Parco Nazionale tutela dell’UNESCO. Una sinuosa strada di montagna ci consente di avvicinarci alle più belle.

Mesa Verde, uno dei punti panoramici del parco

Comunque vogliamo chiamarli, gli Ancient Puebloans vissero e prosperarono qui per oltre sette secoli, raggiungendo l’apice della loro cultura, quello che nella vecchia Europa chiameremmo Periodo d’Oro, o Periodo Classico, tra il 1100 e il 1300 d.C.. E’ impietoso il paragone con la contemporanea arte nostrana: ma pensiamo a dove ci troviamo!

Cosa sappiamo di loro.

Dipinto che ritrae la vita dei Nativi all’interno di una Cliff Dwelling

Dai loro rifiuti apprendiamo che coltivavano fagioli, mais e zucche. Cacciavano cervi, conigli e scoiattoli. Allevavano cani e tacchini.

Utilizzavano attrezzi in osso, legno o pietra (non conoscevano i metalli). Prima di imparare a plasmare ceramiche e vasi di coccio, erano abilissimi nell’intrecciare canestri, a maglie così fitte da poter trattenere l’acqua.  

Mesa Verde, Chaplin Mesa Archeological Museum: diorama

Poco sappiamo sulla loro vita sociale. Non ci aiuta nemmeno la Rock Art: graffiti e dipinti avevano un immediato fine didattico (come insegnare ai giovani quali animali cacciare), oppure propiziatorio (disegnare un animale per auspicarne la caccia). Quasi mai descrittivo.

All’inizio vivevano in Pithouse, monolocali interrati a pianta rotonda, col soffitto sostenuto da pali e un’apertura unica al centro.

Mesa Verde, Pithouse Archeological Shelter (periodo arcaico, circa 550 – 750 d.C.)

A partire dall’anno 1000 cominciarono a utilizzare la pietra: non più interrate, le abitazioni del villaggio venivano disposte a semicerchio.

Far View Sites, particolare

Infine, nel successivo Periodo Classico iniziarono a costruire Cliff Dwelling, abitazioni rupestri incastonate nelle pareti rocciose. Facili da difendere (vi si accedeva con scale removibili), ottime per osservare dall’alto i campi coltivati, perfette per tenere d’occhio nemici e predatori in avvicinamento.

Cliff Palace, particolare (anche in copertina)

Ogni famiglia occupava più camere, ed altre se ne aggiungevano man mano che il nucleo familiare aumentava. Varie famiglie collegate costituivano un clan. Ogni clan aveva il proprio luogo sacro, a pianta circolare: il Kiva.  

Particolare di un’abitazione rupestre con il luogo sacro (Kiva) in primo piano

Mi piace studiare la loro storia, perché è ancora avvolta dal mistero. Sappiamo molto, ignoriamo di più. Non ne conosciamo l’origine. E nemmeno la fine.

Square Tower House, particolare

Quello che sappiamo è che nel 1500, quando arrivarono gli Spagnoli, trovarono villaggi abbandonati da almeno due secoli, e nessuna traccia degli abitanti. Spariti nel nulla? Certamente no. Probabilmente se ne andarono alla spicciolata, in piccoli gruppi familiari. Spinti da chissà quali impulsi, richiamati da chissà quali miraggi. Forse si trasferirono presso altre tribù e si fusero con esse. O si estinsero. Chissà. Forse non lo sapremo mai.

Monumento alle tribù di Nativi Americani legati a Mesa Verde

Oggi sono 26 le tribù che legano il proprio nome a Mesa Verde: dagli Hopi dell’Arizona, agli Ute dello Utah, ai Navajo, agli Apache, a tanti Pueblos del New Mexico. Per loro questo posto è sacro.

Quanto a me, ciò che mi affascina è l’alone di mistero. Mi lascia spazio per fantasticare sulle pagine di una Storia che forse non sarà mai scritta.

Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune” – Proverbio dei Nativi Americani

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