“E poi il deserto… Quando il sole veniva su, non riuscivo a dire dove finiva il cielo e cominciava la terra. Era bellissimo” – Forrest Gump

Un nome lugubre, che non lascia presagire nulla di buono. E non rende giustizia alla bellezza del luogo.

Death Valley, vicino a Zabriskie Point

Ci troviamo nella VALLE DELLA MORTE, nel cuore del Deserto del Mojave californiano, tra le montagne del Nevada a est e la Sierra Nevada a ovest.

Una valle da record! Il posto più caldo degli USA, con temperature massime di 56°C in estate, ma vicino allo zero in inverno. Il punto più basso d’America: -86m s.l.m. Il parco più vasto al di fuori dell’ALASKA: 225 chilometri di lunghezza per circa 40 di larghezza.

Death Valley, Artist Drive

Eppure, nonostante le condizioni estreme anche qui c’è vita: 1042 specie di piante, 51 di mammiferi, 346 di uccelli, 6 di pesci, e perfino 5 di anfibi!

“Dio ha tolto il superfluo dal deserto” – Proverbio Tuareg

Oltre a volpi, coyote, capre e asinelli selvatici, abbastanza facili da incontrare, qui ci sono alcuni animali davvero unici.

Incontri ravvicinati: coyote

Come il piccolo Kangaroo Rat (Topo Canguro), che grazie a particolari accorgimenti fisiologici può trascorrere tutta la vita senza bere una goccia d’acqua, nutrendosi di semi e vivendo in buche scavate nel terreno, al fresco.

O i serpenti: anche loro non bevono, ma recuperano i liquidi di cui hanno bisogno… pappandosi animaletti tipo i poveri Topi Canguro. Una volta sazi, si insediano nella tana rimasta vacante. Come dire: vitto e alloggio in un colpo solo. Perfetto esempio di ottimizzazione delle risorse.

On the road, presso Badwater

La mia simpatia va al minuscolo Pupfish: pesciolino di origine antichissima, perfettamente adattato ad acque molto calde (44-45°C) e molto salate (fino al triplo del mare), capace di andare in letargo se la temperatura scende sotto un certo livello. La Natura è davvero meravigliosa!

“La semplicità è il cuore di tutto. Se guardi il deserto, apparentemente è molto semplice ma è pieno di vita, pieno di luoghi nascosti, e il bello è che sembra semplice ma è complesso nel modo in cui esprime l’anima del mondo o Dio” – Paulo Coelho, scrittore

Asinelli: discendenti selvatici di quelli dei cercatori d’oro, o dei minatori

E non solo animali. Anche l’uomo ha da sempre cercato di colonizzare la valle, o almeno di sfruttarne la ricchezza.

Per millenni, i nativi Shoshone cacciavano qui in inverno, spostandosi in luoghi più freschi al sopraggiungere dell’estate.

Death Valley, vicino a Badwater

A metà Ottocento, i pionieri diretti ad Ovest la evitavano, preferendo allungare il percorso di centinaia di chilometri, attraverso la Sierra Nevada.

Fino a un secolo fa i minatori vi estraevano vari minerali: composti di ferro, rame, zolfo, manganese, borace… Abbandonarono l’attività perché in estate diventava difficile maneggiare oggetti di metallo: scottavano!

Death Valley: da Furnace Creek

Parco Nazionale dal 1994, oggi la valle accoglie solo turisti, che grazie alle macchine con l’aria condizionata, e ad una migliore conoscenza del territorio, possono apprezzarla tutto l’anno. Perfino in estate! Anche se è un caldo secco, più sopportabile di quello umido. Nel dubbio, nel mio tour estivo evito di dormirci: visitiamo bene tutta la valle, e ci spostiamo al fresco della Sierra.

Alberi di Giosuè (Joshua Tree), ticipi del Deserto del Mojave

Ma quante cose ci sono da vedere! E quanto diverse una dall’altra! Chi dice che il deserto è noioso, o non c’è mai stato, o non sa guardare. Personalmente, il deserto è uno degli ambienti che mi intriga di più, da sempre. E’ unico.

“Non puoi spiegare il deserto a chi non ha gli occhi pieni di libertà, tramonti e malinconia” – Fabrizio Caramagna

Palette Drive: i colori delle rocce dipendono dal diverso contenuto in minerali

Arrivando da LAS VEGAS, e diretti verso le SEQUOIE della Sierra, mi piace iniziare la visita dall’alto del Dante’s View, un punto panoramico a oltre 1600 m s.l.m. dal quale si abbraccia tutta la valle. Impressionante!

Death Valley vista da Dante’s View; sul fondo, Badwater, 1700 m più in basso

Tra paesaggi lunari di roccia e lava, scendiamo un dislivello di 1700 m fino al punto più basso: Badwater, a -86m s.l.m., “Acqua Cattiva” con tanto di deserto di sale. Gradualmente la vegetazione scompare: sul fondo il clima è troppo arido, perfino per i cactus.

Badwater: -86 m s.l.m.

Passiamo vicino al Devil’s Golf Course (Campo da Golf del Diavolo) fino a Furnace Creek (il Torrente – che non c’è! – della Fornace), un’oasi con tanto di palme gestita ancora oggi dalla tribù degli Shoshone.

Imperdibile una foto dal mitico Zabriskie Point, celebrato da Michelangelo Antonioni nel film Blow-Up (1966).

Death Valley, Zabriskie Point

Percorrendo la stretta Artist Drive (Strada dell’Artista), andiamo a cercare gli incredibili contrasti di colore delle rocce, legati alla diversa composizione, così tanto da aver ispirato il nome di Artist Palette, come quella dei pittori.

Lungo Artist Drive

Prima di lasciare la valle, ci fermiamo alle Mesquite Sand Dunes, pittoresche dune di sabbia color ocra, che si stagliano contro il cielo turchese tra gli alberi di mesquite da cui prendono il nome.

Mesquite Sand Dunes, dal nome della pianta verde in primo piano, tipica di climi aridi

Un’ultima curiosità. Perché si chiama così?
Nessuno ci è mai morto dentro. Il nome le rimase appiccicato quando un pioniere, che vi si era perso con i suoi compagni, trovando infine la via di uscita, prima di lasciare la valle si girò e disse: BYE BYE, DEATH VALLEY!

E tirò un sospiro di sollievo.

“Se hai una meta, anche il deserto diventa una strada” – Proverbio Tibetano

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