“Mi resi conto all’improvviso che mi trovavo in California. Caldo, aria balsamica – un’aria che si poteva baciare − e palme” – Jack Kerouac, On the road

Quando progetto un viaggio, che sia per svago o lavoro, cerco di farlo in crescendo: se lascio per ultime le cose più belle, ne resterà il ricordo migliore.

Bandiera della California: i grizzly non ci sono più, lo spirito libero resta!

Nel caso del mio West USA, in realtà è difficile da fare: la ricchezza e varietà di contenuti è tale che ogni giorno regala grandi emozioni, e alla fine solo la sensibilità personale può dire chi vince dal confronto tra Grand Canyon, Antelope Canyon o Monument Valley, per citare i primi che mi vengono in mente. Sono molti di più.

Questo, in parte, vale anche per le città. Eppure, mi piace iniziare da Los Angeles e finire a San Francisco.

Downtown Los Angeles, dall’alto del Municipio

E non perché LOS ANGELES sia brutta. Anzi! Ci sono tante cose da vedere, ma con i suoi 4 milioni di abitanti (che diventano 12, considerando l’area metropolitana) è molto più grande e più dispersiva di San Francisco.

“Settantadue sobborghi in cerca di una città” – Dorothy Parker, scrittrice, parlando di Los Angeles

In realtà i sobborghi (o distretti) sono un’ottantina… ognuno col proprio sindaco. Ma rende l’idea.

Los Angeles, dal Paul Getty Center

Los Angeles è tappa finale anche della ROUTE 66, “il Viaggio” per eccellenza, e del mio speciale COAST TO COAST. Ma ci torno sempre volentieri! Ed ogni volta trovo qualcosa di nuovo.

In questo viaggio le dedichiamo una giornata intera, spostandoci da un quartiere all’altro con le nostre macchine, e poi a piedi.

Los Angeles, piazza davanti al Dorothy Chandler Pavillon, rimodellata nel 2019

Mi piace iniziare con Downtown, la parte più moderna che convive fianco a fianco col nucleo antico.

Una piacevole passeggiata ci porta a fotografare l’originale Walt Disney Concert Hall, fortemente voluto e finanziato dalla moglie del papà di Topolino. E’ opera dell’architetto Frank Gehry, lo stesso che ha progettato il Ray and Maria Stata Center di BOSTON e il Lou Ruvo Center for Brain Health di LAS VEGAS.

Walt Disney Concert Hall (2003), sede della Los Angeles Philarmonic Orchestra

Nei pressi, il Dorothy Chandler Pavillon, vecchia sede della Notte degli Oscar.

Dorothy Chandler Pavillon (1964), con il monumento Peace on Earth, Pace sulla Terra

Un altro palazzo ci sembra familiare: è la sede fiction del Daily Planet di Clark Kent, quando non veste i panni di Superman. In realtà è il Municipio: dall’alto dei suoi 32 piani si gode di uno splendido panorama sulla città. Compare anche nei film “L.A. Confidential” e “La Guerra dei Mondi“.

La sagoma del Municipio (1928) domina Downtown: nel film “Superman” è sede del Daily Planet

Nei pressi, la sede del mercato degli schiavi di Los Angeles; ironia della sorte, oggi è Tribunale Federale. Una storia interessante e poco conosciuta.

Dedichiamo un po’ di tempo alla Cathedral Our Lady of the Angels (COLA). Voluta dal cardinale Roger Mahonj, ha suscitato varie polemiche per i costi spropositati, tanto da meritarle il soprannome di “Taj Mahoni”, o “Rog Mahal”: un chiaro riferimento al magnifico – ma costoso – Taj Mahal indiano.

Cathedral Our Lady of the Angels (2002), costata così tanto da venire paragonata al Taj Mahal

La Cattedrale dispone anche di un Mausoleo, con le reliquie di Santa Viviana e quasi cinquemila nicchie… in vendita. Tra gli ospiti illustri, Gregory e Veronica Peck. Fino a un paio di anni fa c’era la nicchia riservata per Roger Mahonj, ancora in vita. Non la ritrovo più. Spostata, per qualche scandalo di troppo?

Tomba dei coniugi Peck nel Mausoleo del COLA, che contiene 1275 cripte e 4794 nicchie

“A Los Angeles, decidi chi sei. Ogni quartiere ha la sua cultura e popolazione. Una volta trovato quello giusto per te, sei a casa” – Cara Dee, attrice

Pochi passi, ed entriamo nel cuore storico di Los Angeles: El Pueblo, colorato e vivace, retaggio della fondazione spagnola del 1781 e della successiva dominazione messicana. Ancora oggi, il nome completo della città è “El Pueblo de Nuestra Señora la Reina Virgen de los Ángeles del Rio de la Porciúncula de Asís”. Per gli amici, L.A.

Olvera Street a El Pueblo, il quartiere storico ispanico/messicano di Los Angeles

Nei pressi, Union Station, l’ultima delle grandi stazioni ferroviarie degli USA, un misto di stile revival missionario e art dèco.

Union Station (1939), ultima delle grandi stazioni ferroviarie costruite in USA

Cambiamo quartiere, e cambia tutto. E’ la volta della mitica Hollywood, la Mecca del cinema, Paradiso e Inferno per stelle affermate, e aspiranti stelline.

Scritta Hollywood sulla collina: nata come promozione immobiliare, poi divenuta simbolo

La scritta sulle colline ci ricorda dove siamo. Come anche le stelle della Walk of Fame sui marciapiedi del vivace Hollywood Boulevard, che continua verso un nostalgico e malinconico Sunset Boulevard, il Viale del Tramonto.

Sono cinque le categorie di stelle: cinema, televisione, radio, industria discografica e teatro

Tanti i teatri, come il particolare Grauman’s Chinese Theatre, famoso per le impronte di mani e piedi delle star impresse nel cemento del piazzale. Sempre affollatissimo, è una di quelle soste obbligate, anche per cercare la nostra Sofia Loren e il nostro Mastroianni, vicino all’immortale Marylin.

Grauman’s Chinese Theatre (1927)
Impronte di attori e attrici, dal 1920, davanti al Grauman’s Chinese Theatre

E ancora, il moderno Dolby Theatre, sede attuale della Notte degli Oscar, inserito in un complesso commerciale. Un quartiere in cui tutto è a tema! Anche le comparse in costume: un dollaro per la foto con l’Uomo Ragno. Due, con Topolino. Anche questa è Los Angeles!

“Hollywood è il luogo in cui i nostri figli imparano come e cosa sognare e dove tutto accade prima, o subito dopo, che sia accaduto a noi” – Ross Macdonald, scrittore

Dolby Theatre, dal 2002 sede della Notte degli Oscar

Giriamo ancora pagina. Sottofondo musicale di Pretty Woman… e arriviamo a Beverly Hills: ricca, raffinata, pretenziosa, snob, sede di boutique inaccessibili. Uno dei luoghi più costosi del pianeta. Basta vedere il parco macchine… la più economica è una Ferrari!

Passeggiamo per Rodeo Drive, proprio come Julia Roberts. Peccato manchi Richard Gere. O meglio, la sua carta di credito!

La famosa scalinata di Rodeo Drive, “Via Rodeo” (come recita l’iscrizione sul marmo)

Perfino qui non mancano spunti interessanti: come l’Anderton Court di Frank Lloyd Wright, o il Torso femminile di Robert Graham, in alluminio.

Ancora un giro tra le stradine e le ville di Bel Air (dove i pullman non passano; noi sì), e raggiungiamo SANTA MONICA, in tempo per uno dei suoi proverbiali tramonti sullo storico Pier, uno dei più antichi e famosi d’America.

Santa Monica Pier

“Catturare un tramonto in California è trattenere le ali di un angelo, con il fiato sospeso” – Ace Antonio Hall, attore

Tramonto a Santa Monica: l’ultimo sole è catturato da un gabbiano

Abbiamo visto non tutto, ma di tutto. Siamo pronti a iniziare il tour verso i parchi più spettacolari del Sud Ovest, per rientrare alla fine in California e completare il viaggio a SAN FRANCISCO, ultima tappa del nostro West USA.

Tramonto a San Francisco: inconfondibile, a sinistra, la punta della Transamerica Pyramid (260 m)

“All’improvviso da una cima ci apparve il panorama della bianca, favolosa San Francisco sui suoi undici colli mistici, con il Pacifico azzurro e il muro di nebbia che avanzava sull’acqua” – Jack Kerouac, On the Road

Bay Bridge: inaugurato nel 1936, collega San Francisco a Oakland; è lungo 7,18 km

Facciamo in modi di arrivarci dalla porta principale: il mitico Golden Gate. In sottofondo, le note e la voce di Scott McKenzie. Da brivido!

Golden Gate Bridge: ultimato nel 1937, è lungo 2,71 km; sull’altra sponda: Sausalito

Due giornate piene a disposizione, per vederlo da tutte le prospettive. Suggestivo, se la nebbia ne nasconde i piloni. Spettacolare, con il sole!

Golden Gate Bridge, verso Sausalito

Secondo il progetto originario, doveva essere dipinto a strisce gialle e nere (tipo Ape Maia!). Per fortuna, si fermarono alla base antiruggine…  quel bel colore chiamato arancione internazionale che l’ha reso famoso nel mondo.

Meno di Los Angeles, ma è grande anche San Francisco: ottocentomila abitanti, con la più alta densità di popolazione degli USA dopo New York.

Lombard Street, nel tratto di Russian Hill: otto ripidi tornanti per vincere una pendenza del 51%

Giriamo con le nostre macchine, tra i quartieri più famosi. Tanti i fotostop. Come alle Sette Sorelle, le Painted Ladies, o Signore Dipinte, di Alamo Square.

Alamo Square, Painted Ladies, le eleganti Sette Sorelle in stile vittoriano

Imperdibili le spiagge famose per il surf. Da praticare a qualunque età!

O il pittoresco quartiere Castro… per anime particolarmente libere. Simpatico, anche dal mio specchietto retrovisore!

Castro, sede della comunità Gay, Lesbian, Bisexual e Transgender, nato intorno al Teatro del 1922

Non ci lasciamo sfuggire altre perle, come la Grace Cathedral, nell’elegante quartiere di Nob Hill. Il portale è una replica delle Porte del Paradiso del Ghiberti, fuse sul calco delle porte originali del Battistero di Firenze.

Curiosità tipo il Museo del Gelato, in un palazzo neoclassico, o il Municipio, elegante palazzo Beaux-Art dove nel 1954 si sono sposati Marylin Monroe e Joe di Maggio. La sua cupola è più alta del Capitol di WASHINGTON!

Divertente spostarsi col tipico Cable Car: nato nel 1873, oggi ha solo 3 delle 23 linee originarie. Una cosa da fare! Magari non aggrappati fuori… Interessante scoprirne in funzionamento: lo spiega molto bene un museo, che è anche il cuore del meccanismo e il centro di controllo delle linee attuali.

E poi a piedi, iniziando da Union Square, cuore commerciale della città che prende il nome dalle manifestazioni pro-Nordisti nella Guerra di Secessione.

Qualche anno fa, a Union Square

Da vedere anche Chinatown, il più antico quartiere cinese americano. Sviluppatosi a partire dal 1850, è anche uno dei più grandi degli Stati Uniti.

Procedendo verso Little Italy, incontriamo luoghi simbolo come la City Lights Bookstore, casa editrice, luogo di ritrovo e punto vendita fondato da Lawrence Ferlinghetti. Ci ricorda che questa è la città della Beat Generation di Jack Kerouac, ma anche degli Hippy di Berkley e Woodstock.

Libreria City Lights, fondata dal poeta Lawrence Ferlinghetti negli anni Cinquanta

“Se stai andando a San Francisco, assicurati di indossare fiori tra i capelli” – Scott McKenzie, cantante

Ancora oggi, una nostalgica fauna umana variegata caracolla per le vie del centro e nei sobborghi, graziata dal mite clima californiano.  

Macchina di un figlio dei fiori… a Sausalito, sull’altra sponda del Golden Gate

Infine, il mio posto preferito: il vivace, colorato e divertente Fisherman’s Wharf, piacevole da esplorare a piedi ed ottimo punto di partenza per escursioni in battello.

Isola di Alcatraz, penitenziario fino al 1963, oggi museo; tra gli ospiti illustri, Al Capone

Tra leoni marini, gabbiani e pellicani, una finestra privilegiata su una delle baie più famosa al mondo.

Leoni marini sonnecchiano al Molo 39 del Fisherman’s Wharf

Ma anche il luogo perfetto per gustare una saporita clam chowder (zuppa di molluschi) servita nella pagnotta, o uno dei suoi leggendari, enormi crab!

“Un giorno, se andrò in Paradiso, mi guarderò intorno e dirò: “Non male, ma non è San Francisco” – Herb Caen, umorista e giornalista

San Francisco… a volo di gabbiano!

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