“E soprattutto, guarda con occhi scintillanti l’intero mondo intorno a te, perchè i più grandi segreti sono spesso nascosti nei più improbabili luoghi” – Roald Dahl, scrittore

COSTA. FORESTE. MONTAGNE. Sono questi gli ingredienti di uno dei tesori dello Stato di WASHINGTON.

Situato sulla Olympic Peninsula non lontano da SEATTLE, l’OLYMPIC NATIONAL PARK è tutelato dal 1909, e Patrimonio dell’UNESCO dal 1981.

Olympic National Park, uno degli ingressi

La COSTA è quella del Pacifico, a Occidente. Una sottile striscia di sabbia e roccia tra oceano e foresta. Le possenti maree ne controllano il ritmo, mentre i fiumi sono autostrade per i pesci migratori. Come i SALMONI: gli adulti risalgono la corrente, depongono le uova, e muoiono. La loro morte porta vita: ai predatori che se ne cibano (aquile, orsi, insetti), e a tutto l’ecosistema, per l’azoto liberato nell’ambiente. I giovani nati ripercorrono la strada in senso inverso, riparandosi fra i tronchi trascinati dall’acqua.

Costa nel Pacifico nello Stato di Washington

Qui abitavano varie tribù di NATIVI AMERICANI, dediti principalmente alla pesca e alla caccia: Makah, Ozette, Quileute, Hoh, Quinault. E qui vivono ancora oggi, all’interno di riserve situate alla foce dei fiumi della penisola.

Port Angeles, murales sui Nativi Americani

La costa cede il passo alla FORESTA PLUVIALE TEMPERATA: come l’Hoh Rain Forest e la Quinault Rain Forest, l’area più umida degli Stati Uniti continentali (seconda solo dall’isola Hawaiiana di KAUAI).

Secondo me è questa la parte più spettacolare del parco. Nonostante il clima: l’umidità del Pacifico si scarica qui senza alcuna protezione, e spesse nebbie salgono e scendono rapidamente creando atmosfere surreali.

Sembra una foto in bianco nero… invece è l’effetto della nebbia sulla costa. Poco all’interno: sole

Enormi felci crescono tra abeti millenari, mentre muschi e radici aeree ricoprono ogni cosa, scendendo dai rami come appendici verdi ed umide.

Foresta pluviale del l’Olympic National Park: le tonalità di verde sono incredibili!

Scenari degni del Signore degli Anelli… ma anche di TWILIGHT, la saga di cinque film usciti a partire dal 2008 e girati, in buona parte, proprio tra queste foreste. Potrà non piacere il genere, ma l’ambientazione è strepitosa!

Olympic National Park: uno dei sentieri all’interno della foresta pluviale

Nel cuore della penisola, imponenti MONTAGNE testimoniano un mondo glaciale: picchi aguzzi, dolci vallate e una profusione di fiori di campo. Su tutti: Mount Olympus (2428 m s.l.m.), visibile anche dalla canadese VICTORIA.

Mount Olympus, fotografato dal traghetto tra Victoria e Vancouver (British Columbia, Canada)

Qui la grande quantità di neve alimenta possenti ghiacciai, tra i più estesi dello Stato, mentre verso est le montagne sono asciutte e soleggiate per la protezione dalle piogge offerta dalle montagne occidentali.

Olympic Mountains, da uno dei sentieri dell’interno

La posizione del parco su una penisola, con rilievi a separarlo dalle terre a sud, ha consentito lo sviluppo di una serie di piante e animali che vivono solo qui. Come la Marmotta olimpica, o il raro Cervo di Roosevelt. Per tutelarli al meglio, tutta l’area è stata dichiarata Riserva Biologica della Biosfera.  

Roosevelt Deer, sorpreso mentre riposa nell’erba

L’Olympic Peninsula è l’ultima tappa del nostro Pacific Northwest. La esploriamo con i nostri pulmini, dentro e fuori il Parco Nazionale, alla ricerca dei tre ambienti principali che rendono questa regione unica.

Ma non solo: per raggiungere la costa occidentale, area del parco fisicamente separata dal resto, percorriamo la strada panoramica che attraversa PORT ANGELES, graziosa cittadina base per l’esplorazione del parco, nonché importante porto di traghetti per VICTORIA.  

Port Angeles, murales sulla vocazione marinara della cittadina

Solo lo stretto di Juan de Fuca ci separa infatti dalla selvaggia bellezza di VANCOUVER ISLAND, una delle perle del Canada Orientale.

Ma questo è un altro viaggio!

“E non c’è niente di più bello dell’istante che precede il viaggio, l’istante in cui l’orizzonte del domani viene a renderci visita e a raccontarci le sue promesse” – Milan Kundera

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